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Lettera
TAGLI ALLA CULTURA: DIFFONDIAMO UNA LETTERA DEI DIPENDENTI DELLA FONDAZIONE GRAMSCI
Torino, 29 novembre 2010
Inoltriamo questa lettera che, come dipendenti della Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci, abbiamo inviato nei giorni scorsi alla rubrica “Specchio dei tempi” de La stampa, in relazione all’articolo di mercoledì 24 novembre apparso sulla Cronaca di Torino.
Dal momento che non è stata pubblicata, vorremmo comunque far conoscere il nostro punto di vista riguardo ai tagli alla cultura e, in particolare, al mancato finanziamento della Legge ragionale 49/84 per gli istituti culturali, che riconosce contributi secondo criteri ben definiti tra i quali il patrimonio bibliotecario e archivistico, il servizio di apertura e consultazione e l’assistenza nella ricerca.
Anzitutto vorremmo ringraziare i nostri dirigenti che, a titolo totalmente gratuito, da anni gestiscono la nostra Fondazione e hanno permesso nell’arco di 36 anni di vita di far crescere un’istituzione che è diventata un punto di riferimento per studiosi, studenti e cittadinanza, potenziando il nostro patrimonio, organizzando manifestazioni pubbliche, convegni, seminari, corsi e ricerche. Ciò ha permesso alla nostra fondazione di crescere, e noi insieme a essa.
Queste considerazioni iniziali sono per ribadire per l’ennesima volta a tutti, in particolare ai politici che varie volte si sono espressi in questo senso, che la fondazione in cui lavoriamo non è un “salotto”, ma un’istituzione aperta al pubblico senza alcuna formalità, che offre un servizio di consultazione di biblioteca e archivio storico a chiunque ne abbia bisogno, per un totale di 32 ore settimanali e che le nostre iniziative sono sempre aperte a tutta la cittadinanza.
Con specifico riferimento all’articolo del 24 novembre, nel quale si respingono le proposte di alcuni esponenti della maggioranza (il capogruppo PDL Luca Pedrale e il consigliere Giampiero Leo) che chiedevano sforzi per “la cultura che rappresenta un settore importante dal punto di vista occupazionale” per voce del capogruppo della Lega Nord Mario Carossa, per il quale invece le priorità sarebbero “il lavoro, la sanità o la tutela delle fasce deboli”, pur riconoscendo che il momento è difficile e che tutti debbano fare dei sacrifici, ribadiamo che questo è il nostro posto di lavoro e crediamo che il posto di lavoro di ognuno sia degno di attenzione, sia che si lavori in un’istituzione culturale, in una fabbrica, in un ufficio pubblico, in una scuola etc.; non si vede perché i posti di lavoro del settore culturale debbano essere considerati non prioritari nell’affrontare un’emergenza lavorativa generalizzata, tenendo conto anche che nel nostro settore non sono previsti ammortizzatori sociali. L’azzeramento dei contributi può solamente voler dire la perdita del lavoro e l’ingrossarsi delle file dei disoccupati; forse a quel punto saremo più tutelati rientrando nella categoria delle “fasce deboli”.
Matteo D’Ambrosio, Tiziana Ferrero, Claudio Salin, Anna Silvestro.
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