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29 novembre 2006 – A Roma tra arte e poesia
   
 

29 novembre 2006 - A Roma tra arte e poesia

Concludere l’esperienza di mercoledì 29 novembre per le vie di Roma è stata una scelta saggia da parte della comitiva. La visita alla mostra “Arte per l’Umanità” e la passeggiata lungo le vie centrali, nel cuore della capitale d’Italia, sono stati momenti di intenso piacere umano, che la Legacoop ha saputo concedere ai suoi “missionari per un giorno”: perché avremmo potuto benissimo tornare a casa immediatamente concluso l’evento mattutino, a parità completa di costi, ma avremmo trascurato un’opportunità culturale di certo non comune, un’occasione impossibile da valutare in termini di costi e benefici, ma i guadagni della quale appaiono manifesti sotto profili diversi e non quantificabili. Quante volte passiamo davanti a mille cose belle, distratti dalle piccole cose della quotidianità d’ogni giorno, incapaci, guardando distrattamente, di vedere davvero.
Con gli occhi della meraviglia, astraendoci per un po’ da noi stessi, abbiamo appreso che, nel mondo cooperativo, l’arte ha un suo ruolo ben definito, in linea con la prospettiva mutualistica e solidaristica che lo caratterizza. “E’ infatti concluso, presumibilmente, il momento dell’arte per l’arte: ora, si dovrà fare arte per l’umanità!”, è il principio solenne da cui gli artisti del mondo cooperativo ottocentesco hanno guadagnato la loro nuova concezione dell’arte, radicalmente in polemica con gli indirizzi simbolisti e decadentisti privi di interessi sociali e politici. L’arte cooperativa, così, ispirata a modelli di tipo realista alla “Courbet”, ha prodotto delle immagini di accesi colori irreali, di spaziale profondità prospettica, di incredibile perizia impressionistica e di violenza espressionistica su soggetti come i campi, le famiglie contadine, il mondo del lavoro, il panorama della città, tutto visto con gli occhi del figlio della terra, del proletario, dell’umile.
Dopo aver apprezzato l’ambientazione raffinata e colta della mostra d’arte, ci siamo rituffati nella baraonda della grande città. Qui, solo un visitatore disattento o troppo preso da se stesso non può provare una grande emozione. Descriverla non è semplice: è come se duemilacinquecento anni di storia vivessero in noi, con i suoi potenti ed i suoi umili, con i grandi politici ed i loro giochi di potere e le masse di poveri ed i loro problemi. Un crogiuolo di persone diverse, dagli orientali ai francesi, dagli anglosassoni a visitatori di altre regioni dell’Italia, dagli africani ai magrebini, si incontra di fronte a piazze che si sono spesso viste cambiare il volto, ma che nel corso di lunghi secoli, il tempo di molte vite, sono sempre rimaste lì, ad osservare i loro passanti, ad adularli con le loro vezzose offerte, ad illanguidirli con le dolcezze del lusso, della dolce vita. Questa Roma, un po’ santa ed un po’ prostituta, sacra e profana, in una fredda giornata novembrina, ha irretito anche noi, volontari del Servizio Civile. Che siamo tornati a casa con il cuore un po’più gonfio di un inesprimibile desiderio di viaggiare, scoprire e conoscere.

 
 
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